Presentati gli atti del convegno che si tenne l’anno scorso al Palace
Quali rapporti familiari legavano l’architetto Giuseppe Sommaruga a Varese? Perché lavorò tanto sulle pendici del Campo dei Fiori fino a costruire quella gigantesca cattedrale del turismo liberty che è il Grand Hotel Tre Croci? E come va considerata quest’opera? È un capolavoro d’inizio ‘900 come sostengono in tanti o un pugno nello stomaco, un insulto alla montagna come afferma non uno qualsiasi ma il soprintendente Luca Rinaldi? Sono quesiti a cui risponde il volume monografico “L’architetto Giuseppe Sommaruga a Varese - Atti del convegno del 7 ottobre 2017 al Palace” (119 pagine, 30 euro), curato da Marco Tamborini per conto della Società Storica Varesina con il contributo di Confcommercio Lombardia, della Soprintendenza alle Belle Arti e della proprietà del Palace.
Il volume riunisce le quattro relazioni presentate al congresso lo scorso autunno (https://www.amicidelsacromonte.it/352-grand-hotel-campo-dei-fiori-un-capolavoro.html) da cui partirono le denunce di degrado dell’architetto Angela Baila e la diffusione dei risultati delle indagini svolte dal Politecnico di Milano sulle ville liberty di Varese, gli approfondimenti di Marco Tamborini sui rapporti di Sommaruga con la città prealpina e l’inquadramento della sua opera, illustrato da Ornella Selvafolta, rispetto agli orientamenti dell’architettura milanese tra l‘800 e il ‘900. Da ultimo, lo sferzante giudizio del soprintendente Rinaldi sul grande albergo fuori scala che, in origine, avrebbe dovuto essere più alto di cinque piani e che fu costruito con costi spaventosi e un forte impatto sulla montagna.
Dal congresso, come si notava nell’articolo pubblicato in questo sito, non sono venute idee illuminanti su come utilizzare l’ingombrante struttura oggi coperta di antenne e ripetitori tivù che generano un’inquietante onda di elettrosmog. Ma l’assise è servita a fare il punto sullo stato di conservazione e ad approfondire gli studi storici sul grande architetto.
Alla presentazione degli atti del convegno, anch’essa tenutasi al Palace, ha partecipato l’assessore comunale alla cultura e al turismo di Varese Roberto Cecchi, membro del cda del Fai. L’amministratore ha sottolineato il “valore aggiunto” e il “vantaggio competitivo” che il patrimonio architettonico del primo ‘900 rappresenta per Varese e ha citato l’esempio di Torino che ha puntato sulla tradizione automobilistica per recuperare la propria identità industriale.
“L’approfondimento storico – ha riconosciuto Cecchi riferendosi al prezioso lavoro svolto dalla Società Storica Varesina, presieduta da Giuseppe Armocida – valorizza il territorio. Non è facile immaginare il futuro del Grand Hotel Campo dei Fiori ma studiarlo e conoscerlo meglio è presupposto indispensabile di qualunque progetto di conservazione”.
Luca Rinaldi ha recriminato sugli errori commessi a Varese nel dopoguerra con la demolizione, per esempio, dell’antico Teatro Sociale per fare posto a un brutto condominio (“da noi – ha detto - ha fatto più danni la ricostruzione dei bombardamenti”). E il presidente di Italia Nostra Varese, Carlo Mazza, ha annunciato un concorso letterario dedicato al Grand Hotel Campo dei Fiori e una sottoscrizione per ristrutturare la scalinata liberty all’uscita della funicolare.
Chi fosse interessato ad acquistare il fascicolo della Società Storica Varesina può rivolgersi a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.